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C’è sempre stato qualcosa di magico nel fiume in piena.
Un anno ci andai in bici pedalando da sola, un anno a piedi, uno in macchina con le canne e gli amici. Finivamo sempre lì e lo aspettavamo come a novembre s’aspetta il Natale, a Natale il Capodanno. Aspettavamo lui placido e in piena scendere dai monti, per cullarci di una natura dai rumori dolci e i possibili risvolti funesti. Finivamo sempre lì, in pellegrinaggio dove il fiume ci aspettava. Dove il fiume ci dedicava il tempo, ci lasciava il tempo di attendere un’altra pioggia o di scappare, come se i cm ora si contassero sulle lancette di un’orologio. Le unità di misura c’erano ancora sì, ma erano ormai quasi tutte sprofondate tra la nebbia e la melma. Segnavano picchi storici, marciti da freddo e impressi nei ricordi delle anziane signore che alla mattina si coprono della loro sciarpa più calda e vengono anche loro quaggiù. A veder poi cosa? Una placida distesa languida, un panorama assente di un bianco lucido, lucido quanto un destino che non hai mai afferrato. Lucido come il reale una mattina di Novembre, indomabile come l’irreale.

Il pellegrinaggio continua, c’è chi strilla numeri e date come fosse un cartello posto di fronte all’edicola. Chi si allontana fumando una sigaretta, mescolando fumo e nebbia. Chi mimetizza il suo sospiro di resa sotto abiti fosforescenti da corsa. Anche gli animali accorrono ad abitare un nuovo ambiente temporaneo, come se ad accomunare di nuovo uomo e natura ci fosse solo questo nuovo lembo di melma. A tratti vuoto e scoperto, a tratti annegato.

Quella terra l’ho maledetta anch’io. L’ho odiata come l’umidità fin dentro le ossa. Da quella terra ci sono scappata e ogni volta che torno per restarci, mi ritrovo a farmi uno zaino e andare. Ma alla fine questa terra mi piace. Mi piace per quello che non è. Non è terra. Non è mare. È fragile. Come noi, come l’uomo. E periodicamente ci richiama indietro, a osservare lei e noi stessi. A osservare quanto tutto ciò che abbiamo costruito, tutto ciò che siamo, possa da un momento all’altro, sparire. Annegare.

di Elisa Pregnolato

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