Quando nel 1969 Nick Spatari, artista poliedrico scomparso nel 2020 a 91 anni, ha deciso di rientrare nel suo paese di origine, Mammola in Calabria, dal quale era andato via giovanissimo per dedicarsi alla sua arte, forse non immaginava il peso culturale e artistico che il suo Museo laboratorio Santa Barbara avrebbe avuto.
Il Musaba è un museo a cielo aperto, connubio di creatività, determinazione, forza di volontà: quando Nick Spatari e Hiske Maas arrivarono sul luogo da loro scelto per realizzare il progetto sognato, il promontorio di santa Barbara, trovarono il rudere di un antico monastero, senza acqua né luce.

L’aiuto di tanti volontari e il costante lavoro dei due artisti, durato 50 anni, ha dato vita a un’opera di grande impatto visivo ed emotivo.
Nei sette ettari di parco si possono osservare lavori monumentali, statue che svettano verso il cielo azzurro, opere scultoree, mosaici, tutto immerso in geometrie colorate, che regalano movimento e tridimensionalità.
Gli spazi del Musaba sono stati pensati per essere luogo di sperimentazione, i materiali sono stati rimodulati per imprimere nuova vita a loro stessi e alle opere che l’artista stava plasmando. Si passa dalla pittura alla scultura, dalla lavorazione del ferro ai pannelli realizzati a mosaico. Ogni opera è un modo per giocare con tecniche e procedure differenti, come l’affresco “il sogno di Giacobbe”, che ricopre l’abside della chiesa dell’ex monastero: sullo sfondo l’artista ha applicato dei pannelli di legno leggero, dipinti, nei quali ha ritagliato le figure di uomini e di animali.

In questo modo “la Cappella Sistina calabrese” prende vita, trascinando i visitatori in un vortice di emozioni e di sensazioni. Passeggiare tra questi colori, tra questi esseri immaginari, vuol dire continuare a tramandare un progetto portato avanti con forza da una coppia di amanti, di anime che hanno riversato il loro amore nell’arte e sono riusciti a inglobare la loro passione nelle proprie opere, a disposizione di tutti coloro che si vogliono rendere portavoce di questa meraviglia.
di Samyra Musleh
Foto copertina di Anna Maria Carchidi