a cura di Claudia Bena
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Il Gattopardo – Tomasi di Lampedusa.
La situazione italiana espressa in un semplice quanto efficace pensiero. Cambiano i confini, cambiano i nomi, il dialetto del potere, ma guardando attentamente tutto resta immutato. Non una rivoluzione ma una conquista, ecco l’Italia. Se per risorgimento s’intende “tornare a sorgere”, forse alla sola città di Firenze appartiene questo termine, l’unica che può definirsi la continuazione della tradizione culturale romana, perduta con la fine dell’impero. Paragonata ad Atene per il fermento artistico ed intellettuale che la distingueva, culla del Rinascimento, scelse per prima di allontanarsi dall’oscurantismo religioso che incombeva su tutta la penisola. Il Granduca Francesco I, al potere dal 1734 al 1765, padre di Maria Antonietta, ridusse le corporazioni religiose alienandone il patrimonio edilizio a favore di ospedali, ospizi ed istituti per l’istruzione. Nel periodo napoleonico furono soppressi completamente gli ordini religiosi.
Dopo l’armistizio di Villafranca dell’8 luglio 1859, il tradimento di Napoleone III, che restaura la situazione italiana riconsegnandola alle vecchie potenze, la Toscana risponde con un plebiscito. È il 12 Marzo 1860 ed i cittadini maschi maggiori di 21 anni che godono dei diritti civili scelgono l’annessione al Regno di Sardegna.
Cinque anni più tardi Firenze diventa capitale d’Italia, dopo Torino e prima di Roma.
Palazzo Pitti è il simbolo di questo cambiamento, del susseguirsi del tempo, della fine di un’epoca. Iniziato nel 1458 da Luca Pitti, diviene successivamente sede della corte Medicea da Francesco I (1545) per sei generazioni, ospita i Lorena, Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, dal 1808 al 1814, nuovamente Ferdinando III Lorena ed infine Vittorio Emanuele II, re d’Italia dal 1865 al 70. Ogni ospite apporta modifiche ed aggiunte, fino a renderlo il più grande palazzo della città. Alcune sale vengono aperte al pubblico, ed oggi è uno dei musei più importanti di Firenze, con capolavori d’artisti italiani ed europei oltre al museo dell’argento, del costume, della porcellana e le sfarzose stanze reali. Il parco di Bòboli che lo circonda completa il quadro, con un museo “en plein air” in un ordinatissimo esempio di giardino all’italiana. Situato accanto al quartiere di San Frediano, è un ottimo punto per iniziare la visita della città. Girando per Firenze ancora si respira la potenza culturale che la rende una delle tappe turistiche principali della nostra nazione. Concedetevi una giornata per percorrerla a piedi senza una meta. È piccola e non dispersiva. Mettete da parte la mappa e perdetevi.