Sessantacinque anni fa veniva pubblicato On The Road.
Con un lavoro di sole tre settimane di stesura, dal 2 al 22 aprile 1951, Jack Kerouac, rielaborando gli appunti presi durante un viaggio fatto tra il 1947 e il 1950, ci ha regalato un vero e proprio manifesto della società e della gioventù americana del dopoguerra.
In On The Road l’autore descrive il viaggio intrapreso alla fine degli anni quaranta del 1900 da Sal, il protagonista (trasfigurazione dello stesso Kerouac), e dal suo amico Dean (personaggio che ricalca lo scrittore statunitense Neal Cassidy).
Nei tre anni trascorsi “sulla strada” i due giovani vivono numerose esperienze e incontrano persone di ogni tipo, da un giovanissimo Carl Marx poeta (Allen Ginsberg) a Old Bull Lee (William S. Burroughs), che si uniscono al loro viaggio, condividendo una riappropriazione degli sterminati spazi americani. Dalle pianure del Midwest ai grandi laghi, dalla costa orientale fino a quella meridionale del paese, tra sperimentazioni di ogni tipo, dalla droga all’alcol, dal vagabondaggio al furto nasce un’avventura la cui parte più importante sarà il tragitto e non la meta.
L’entusiasmo che li sprona a partire ogni volta e la delusione che si scatena in loro nel luogo di arrivo sono una costante di questo peregrinare, che alla lunga corroderà anche l’amicizia, trasformando Sal da allievo, che desiderava imparare tutto il possibile da Dean, a viaggiatore indipendente che si riappropria della sua vita.
Ancora oggi, dopo 70 anni, On the road rimane la metafora di un viaggio nel vuoto interiore che si tenta di riempire con azioni, avventure, nuove conoscenze, un palliativo per sfuggire al conformismo di una quotidianità che non ci rappresenta.
di Samyra Musleh
Foto copertina di Morten Andreassen su Unsplash