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TAPPA 2: LA VALLE DI NUBRA

Dopo un paio di giorni trascorsi in tranquillitá per acclimatarsi, ci muoviamo all’alba da Leh direzione nord. la Valle di Nubra dista “solo” 142 Km ma per arrivarvi bisogna attraversare il Khardung La  5.359 mt, uno dei passi carrozzabili piú alti al mondo. I primi km che ci allontano dalla cittá scorrono via abbastanza veloci. La nostra macchina si arrampica, curva dopo curva, verso il passo ed il nostro pilota ci sorride tranquillo mentre accende lo stereo. Il suono che ne esce é un mantra buddhista, “Oṃ Maṇi Padme Hūṃ” ed é cantata in un modo melodico, intenso, ripetitivo, fa molto atmosfera, mi piace. Aimé mi accorgo solo piú tardi del fatto che sia l’unica canzone che abbiamo in macchina da ascoltare per i prossimi 15 giorni. Ed in piú é un mantra di protezione per chi viaggia, quindi il nostro amico non guida mai per quelle strade senza ascoltarla.

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Ad una ventina di km dal passo la strada inizia a cambiare, notevolmente. L’asfalto sparisce, il tratto stradale si restringe e si inizia a procedere lentamente, in carovana. Macchine, Camion, moto, addirittura arditi in bicicletta procedono a rilento, tornante dopo tornante, con una parete di roccia da un lato e lo strapiombio dall’altro. Guard rail? Non scherziamo. Quando si incrorcia un veicolo che scende in senso contrario é il momento piú delicato, i centimetri a disposizione diventano minimi e per far passare entrambi i veicoli i piloti effettuano manovre di precisione, senza margine di errore. Il paesaggio peró é a dir poco mozzafiato, ci si sente minuscoli al cospetto di questo anfiteatro di roccia. Percorrere questi chilometri suscita in me una serie di emozioni contrastanti. In pochi secondi passo dall’essere eccitato a preoccupato, poi divertito e viceversa. Nel frattempo si continua a salire e l’aria si fa sempre piú rarefatta, il respiro corto e il battito veloce.

Dopo ore di curve, stretti passaggi, rallentamenti e mantra Buddisti a profusione arriviamo finalmente al Khardung La. In cima al passo oltre ad una vista mozzafiato c’é un piccolo avamposto militare, una caffetteria in lamiera dal camino fumante e sopratutto una meravigliosa ed infinita serie di lung-ta, le piccole e colorate bandiere di preghiera Tibetane. Risalgono alla tradizione sciamanica Tibetana Bön, antecedente addirittura alla dottrina Buddhista. Vengono solitamente issate sui passi di montagna per benedire i viaggiatori ed il territorio circostante.

Ladakh 2A passi lenti ci dirigiamo verso la caffetteria, un tea chai caldo a 5.300 mt va bevuto assolutamente. A rifocillarsi viaggiatori di ogni tipo, le moto sono parcheggiate in fila davanti alla caffetteria e c’é un grande via vai. Provo un certo rispetto per questi pazzi, affrontare in moto o in bici questi tornanti non é cosa da tutti. Oltre al fisico ci vogliono testa e attributi. A questa altitudine poi non é consigliato rimanere piú di una ventina di minuti se non si é abituati perció, dopo una breve pausa, ci rimettiamo in marcia per iniziare la discesa verso la Valle.

Se Leh mi era sembrato un posto lontano dal tempo posso dire che la valle di Nubra é forse uno dei luoghi piú rurali che abbia mai visitato. Un posto che sembra sospeso nel nulla dove a fondo valle cresce folta la vegetazione grazie al passaggio del fiume Nubra ma dove tutto intorno cime rocciose spuntano innevate tra nubi scure. I centri abitati si contano sulle dita di una mano cosí come i Gompa Buddhisti, dove generazioni di giovani monaci vengono cresciuti secondo una tradizione centenaria. Questo spesso é un modo per le famiglie di contadini di garantire ai propri figli istruzione ed un futuro tranquillo. Il pomeriggio lo trascorriamo proprio in un monastero, visitando il Diskit Monastery. Il monastero é ben riconoscibile in lontananza, un’enorme statua (32 mt) del Buddha Maitreya si erge coloratissima in mezzo alla Valle, in totale contrasto con le atmosfere fumose del contesto circostante.

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Il monastero vero e proprio invece é un piccolo villaggio arroccato sulle rocce vicino alla statua. Ci sono aree di preghiera comune, adornate da statue, drappi e affreschi tipici della tradizione Buddhista, vetrine dedicate alla commemorazione dei monaci defunti, spazi per l’insegnamento e poi intorno le case dei monaci. Lo stile é quello Himalayano, case squadrate basse, rigorosamente bianche. Piccole finestre di legno quadrate. All’interno un piccolo giaciglio, un fornelletto per riscaldare il tea e poche altre cose. Intorno, il nulla. Mi fa effetto pensare come la vita sia cosí diversa a certe latitudini, come alcune persone scelgano o si trovino ad affrontare vite quasi ascetiche dove esigenze, desideri, necissitá e sogni si basano su criteri completamente differenti..

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Lungo il fiume, vicino a piccoli agglomerati di case locali, si puó dormire per poche rupie in tende attrezzate o in piccoli cottage in affitto. La gentilezza della popolazione locale é garantita e vi diró, non si mangia affatto male, minestre, stufati e riso sono la specialitá. Passiamo la notte per lo piú fuori su delle sdraio ad ammirare un cielo che poche volte ho visto in vita mia.

 

Il giorno dopo, attraversando il fiume su un ponticello di ferro, visitiamo l’altro versante della valle. La strada ci porta poi a visitare un secondo monastero dove, per nostra grande fortuna, arriviamo nel momento della preghiera. Intimandoci di non fare foto ci invitano ad entrare nella sala di preghiera dove troviamo un centinaio di monaci. Intenti a recitare i mantra, concentratissimi e solenni, ripetono all’unisono i versi degli antichi testi tibetani. La scena é impattante, le vibrazioni alte. É come se tutti insieme emettessero un unico suono continuo, un brontolio dai toni bassi e ipnotici. Anche un po’ in imbarazzo per esser entrati in un contesto cosí intimo, ci sediamo a goderci la scena in un angolo della sala. Finita la preghiera ci intratteniamo a lungo a parlare con i monaci. Sono veramente di tutte le etá, vengono per lo piú dalle valli vicine. Dedicano la vita alla meditazione, alla preghiera, all’apprendimento. Educati alla dissolvenza del’ego e del desiderio. Si recano a Leh solo poche volte l’anno per organizzare le spedizioni dei viveri nei mesi che precedono l’inverno, prima di rimanere completamente isolati da tutto. Non avranno capito niente o avranno capito tutto? Questa é la domanda mi balena in testa, ogni volta che incontro differenze cosí sostanziali. Le ore volano e dobbiamo partire per non affrontare il passo con il buio. Si torna a Leh dopo due giorni sospesi

 

In collaborazione con Ladakh Safari

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