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L’alba sul Mar Morto è Israele in lontananza che inizia a vedersi sempre più nitidamente. Si colora di rosa e diventa più vicino. Fa ancora freddo ma già iniziano a farsi il bagno. Vengono da tutto il mondo in quello che è il più grande centro termale naturale del pianeta. A quattrocento metri sotto il livello del mare, è la depressione più bassa della terra. Grazie a questa posizione l’aria è ricca di ossigeno. La concentrazione di sale nell’acqua è nove volte maggiore rispetto ai nostri mari e contiene magnesio, potassio e bromo. In Germania, Austria e Svizzera questo tipo di cure le passa la mutua. Per noi venire qui è roba da ricchi. Alberghi a quattro e cinque stelle offrono anche ingressi giornalieri per chi volesse partire direttamente da Amman, la capitale, che dista neanche un’ora di macchina. Ci immergiamo. Finché non la provi, la sensazione di galleggiare non te la può spiegare neanche il migliore dei narratori. L’olio presente nell’acqua rende la pelle morbida. Ci consigliano di non stare in acqua più di venti minuti e di non bagnarci il viso. L’elevata pressione barometrica regala una sensazione di relax naturale che quasi stranisce. Mi sento felice e rilassata. Qui venivano Cleopatra e Erode il grande.

È ora di ripartire.
Attraversiamo la strada che costeggia il mare fino alla fine. Più si va verso sud e più la concentrazione di sale nell’acqua aumenta, fino a raggiungere il settanta per cento. Si potrebbe addirittura camminare sulle acque.
A sinistra la storica Via dei Re. Circa 430 chilometri che collegavano Damasco al Mar Rosso. Percorsa da Mosé durante l’esodo verso la terra di Canaan, il suo nome potrebbe derivare o dall’ebraico strada principale o da un passo biblico:
Genesi 14. 1-15

Invasione dei re Elamiti
Ora avvenne in quel tempo che Amrafel (probabilmente Hammurabi re di Babilonia) re del Sennaar, Arioc re del Ponto, Codorlaomor re degli Elamiti, e Tadal re delle genti, mossero guerra contro Bara re di Sodoma, Bersa re di Gomorra, Sennaab re di Adama, Semeber re di Seboim, e contro il re di Bala cioè di Segor. Tutti questi convennero nella valle detta dei boschi, dove è ora il mare di sale […] Ora, la valle dei boschi aveva molti pozzi di bitume. I re dunque di Sodoma e di Gomorra, voltate le spalle, vi caddero dentro; quelli che restarono vivi fuggirono ai monti. Presero dunque (i vincitori) tutti gli averi di Sodoma e Gomorra, e tutte le vettovaglie, e se n’andarono. E (presero) anche Lot, figlio del fratello di Abramo, che abitava in Sodoma, e le sue possessioni.

Su questa strada si trasportavano le merci provenienti dall’Arabia e dall’Oriente, transitarono guerrieri e mercanti, i Nabatei costruttori di Petra e i Romani, che nel 106 a.C. occuparono queste terre.
Il viaggio in macchina è lungo e incontriamo piccoli villaggi e tende di contadini che scendono di giorno per il pascolo. Vorrei fermarmi e percorrere a piedi questi paesi. Vorrei scaldarmi al sole. Vorrei entrare in contatto con la gente. La macchina invece rincorre il tramonto.

Trascorrere il tempo con la nostra guida significa alternare la storia giordana con quella italiana degli anni Ottanta. Racconta del nostro paese come lo ricordiamo anche noi. Foad ha studiato a Milano. Suo fratello c’è rimasto a vivere e lavorare. Lui invece è tornato. Ha quattro figli, due dei quali già studiano all’università. Mentre racconta della sua vita passiamo per il suo paese di origine, Karak, a metà strada tra la zona delle spa del Mar Morto e Dana, la nostra prossima tappa. Ci sono solo sette cognomi, e il più lontano grado di parentela si ferma a otto generazioni. Racconta mentre ci indica un palazzo bruciato da poco. Era la camera del commercio. La settimana scorsa c’è stata una manifestazione contro gli aumenti dei prezzi.

È tutto molto fotogenico per le strade. Forse è l’evidente diversità dei costumi, e forse è anche l’assenza dell’evitabile tecnologia moderna.

Siamo arrivati nella riserva naturale di Dana. Si può dormire in tenda o alloggiare in una delle due strutture che rispettano l’ambiente e lo stile di vita della gente del posto. È bella la storia che sta dietro questa riserva. Negli anni novanta dodici donne decisero di ridare vita a un vecchio villaggio di pietra di età ottomana abbandonato qualche anno prima. Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile è maturato un turismo dedicato ad amanti del trekking o a chi vuole semplicemente riavvicinarsi ai ritmi naturali. Col tempo i vecchi abitanti sono tornati a ripopolare il paese offrendo mano d’opera e servizi tradizionali.
Questa storia inizialmente cosi affascinante delle dodici donne risulta essere un po’ troppo romanzata. Ricche mogli annoiate.
A volte lo svelarsi di un mito rassicura, benché deluda. La regina di Giordania, dipinta in occidente come una nuova Lady D per il suo importante impegno sociale, va a fare shopping insieme alle sue sorelle a Parigi, con il jet privato, in tempo di crisi.
D’altro canto, per i giordani, Berlusconi è solo il presidente del Milan.

 

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