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Le vie sono diverse, la meta è unica. Non sai che molte vie conducono a una sola meta? La meta non appartiene né alla miscredenza né alla fede; lì non sussiste contraddizione alcuna.
Jalal alDin Rumi

Attacco il telefono che ancora non ci credo. Devo fare le valigie. Partiamo per la Giordania. Ma dove vado esattamente ancora non lo so. Chi decide le tappe? Cosa c’è da vedere? Cosa da sapere? Io non so niente. Non so neanche se farà freddo o caldo.
Cerco di recuperare nella mia memoria ogni traccia di storia, ogni riga dei libri che ho letto, studiato, ripetuto, odiato… ma l’unica immagine che ho in testa sono io tra le dune del deserto che ondeggio al ritmo dondolante di un cammello. Ho visto troppi film.
Sono emozionata per qualcosa a cui non do una forma, ma che sento sarà molto soddisfacente.

Manca poco alla partenza. Abbiamo un programma dettagliato, consigli per il viaggio, una guida personale e supporto dagli amici e parenti. Ho imparato a indossare il velo perché credo che il rispetto per la diversità sia alla base del progresso. Ho imparato a dire grazie, perché all’estero si può sopravvivere con questa unica parola.

Sembra che la Giordania non sia un paese per giovani. Ho scoperto che invece ci sono tante Giordania.
C’è la Giordania di Petra, di Gerico e dei castelli nel deserto, per chi ama l’archeologia e la storia, che da sola vale tutto il viaggio. Il turismo di massa rompe un po’ l’incantesimo. È consigliato visitare i siti nel pomeriggio, leggere molti libri prima e poi perdersi tra le rovine, invece di farsi guidare.
C’è la Giordania dei pellegrini, il turismo più sviluppato oggi nel paese, le cui mete principali sono la fonte battesimale di Cristo sul Mar Morto e il monte Nebo, da dove Abramo vide la Terra Promessa.
C’è la Giordania delle immersioni sul Mar Rosso con i suoi fondali unici e delle cure sul Mar Morto.
Ci sono le notti in tenda nel deserto del Wadi Rum e le albe sui dromedari. Il trekking nella riserva naturale di Dana, il tè dolcissimo e i datteri freschi. C’è il souk di Amman che avvolge con i suoi profumi e stordisce con i rumori. Magari non vi interessa, ma qui la civiltà si è sviluppata circa due millenni in anticipo rispetto all’Europa.

Ci sono alberghi per ogni fascia economica e si può pranzare con un dinaro, poco più di un euro.
Ben collegata da una rete di autobus, si presta al viaggio zaino in spalla, per incontrare altri viaggiatori e poter condividere le proprie esperienze.
Le strade sono sicure e moderne e si snodano per chilometri nel deserto e tra le montagne. Ci sono paesi che si affacciano su vallate sconfinate, le cui curve si modificano durante il giorno con l’inclinazione dei raggi del sole. Affittare una macchina da agenzie del posto è più economico rispetto a quelle internazionali, ma sembra che il viaggio più divertente sia in motocicletta. I guidatori devono avere più di 21 anni ed essere in possesso di una patente di guida valida conseguita nel proprio paese da almeno un anno.
Una settimana può bastare per visitare le principali attrazioni, ma 10 – 15 giorni sono perfetti per girare senza fretta il paese, prendendosi il giusto tempo e perdendosi nei vicoli delle città.

Domenica partiamo e ne ho lette di cose. Quello che ho cercato di più è il filo che ci lega al mondo arabo. Volevo trovare qualcosa che facesse da tramite tra le nostre culture, che sembrano (o ci fanno sembrare) così distanti.
L’unione più evidente è quella che ora sembra lontanissima. La religione. Perché, a pensarci bene, le tre religioni principali, l’ebraismo, il cattolicesimo e l’islamismo, nascono dallo stesso padre. Abramo.
Ho quindi riletto la Bibbia e qualche passo del Corano. La prima può essere utile per luoghi e riferimenti, mentre nel secondo sono indicati e spiegati comportamenti sociali oltre che religiosi, validi ancora oggi come guida comportamentale. Va bene qualsiasi edizione. Si può integrare con una biografia su Maometto, che sia successiva alla seconda metà del secolo scorso.

Ho comprato la guida Polaris della Giordania. Scritte da professionisti (questa da Sandro Caranzano, un archeologo) sono molto specifiche ma consultabili da tutti, non solo dagli esperti. Non ci sono percorsi e pochissime informazioni su alberghi e ristoranti, il che mi è sembrato bellissimo. Lascia il viaggiatore libero, ma lo conduce prontamente tra storia e cultura.

Ho letto due libri sull’Islam, il primo si chiama “Europa e Islam. Storia di un malinteso“, Laterza, e racconta dell’incontro scontro tra religioni intese principalmente come potere. Il secondo è un istant book sulla primavera araba. “Medio Oriente. Una storia dal 1991 a oggi”, Laterza.

Ho ritrovato nella libreria di mio padre un libro di inizio novecento che si intitola “La Bibbia aveva ragione”. È una lancia spezzata a favore dell’antico Testamento dopo le scoperte archeologiche che dalla fine del XIX secolo riportarono da leggenda a realtà molte delle città elencate in questo testo. Non devo dimenticarmi che sto andando dove Dio consegnò i Dieci comandamenti a Mosé e dove scagliò tutta la sua violenza contro le città di Sodoma e Gomorra, i cui abitanti erano rei di ogni perversione sessuale. Dove Gesù venne battezzato e dove si colloca il paradiso terrestre. Lettura divertente oltre che interessante.

Ho letto “I sette pilastri della saggezza”. La storia ha tutto un altro sapore dalla penna di Lawrence d’Arabia.

Ora sono pronta per partire.

Preconcetti: negli ultimi anni il turismo in Giordania è diminuito dell’ottanta per cento. Il mondo arabo è in rivolta. Alcune mete sono diventate irraggiungibili. La Siria e l’Egitto si sono aggiunti a quei paesi del Medio Oriente dove ogni giorno si muore. Nel mezzo si trova la Giordania. A nord la Siria è sconvolta dalla guerriglia. Mercenari arrivano ogni giorno al soldo della Russia e della Cina che cercano uno sbocco sul Mediterraneo. A ovest la Palestina continua a lottare contro l’occupazione israeliana. A sud l’Egitto è alla ricerca della sua identità. A est l’Iraq prova a risollevarsi dall’ultima crociata americana, l’iraqi freedom. Anche in Giordania ci sono manifestazioni. Di solito partono il venerdì dopo la preghiera del mezzogiorno. Il tutto si svolge però in maniera pacifica. Si può girare tranquillamente tutto il territorio senza il minimo rischio. Per la nostra generazione, che è impossibilitata a visitare la maggior parte del mondo arabo come semplice turista, questo paese rappresenta un ottimo compromesso. Racchiude secoli di storia e cultura e rappresenta al meglio l’ospitalità e la cordialità del popolo arabo.

Tradizioni: indossare il velo o il burqa è una scelta delle donne, ma lo è solamente negli ambienti ricchi. Nei souk e per le strade non si vede una testa scoperta. Gli uomini indossano la dishdasha, una tunica bianca lunga fino ai piedi e la keffiyeh rossa e bianca fermata intorno al capo da lacci in pelle di cammello. Il novanta per cento della popolazione è musulmana e vive in pace con i cristiani cattolici e ortodossi. Si segue molto la legge coranica per quanto riguarda i comportamenti di tutti i giorni. Bere alcolici non è vietato dallo stato, ma Allah consiglia di non farlo. Anche se ultimamente la famiglia reale è molto contestata, a chi viene da fuori non è permesso parlarne male. È consigliato chiedere sempre prima di scattare fotografie. Ospitalità e disponibilità sono la caratteristica principale di questo popolo, soprattutto nei confronti degli stranieri.

Modernità: oggi ai costumi tradizionali si accostano vestiti moderni. Di solito nelle città si possono vedere giovani vestiti alla moda occidentale con il capo coperto dalla keffiyeh oppure uomini nella veste tradizionale. La percentuale di laureati è molto alta. Tutti parlano inglese e viaggiano, per studio o per piacere. Nonostante la carità sia uno dei cinque pilastri dell’Islam, non si trovano mendicanti per la strada. I turisti non sono aggrediti dai venditori né in città né tantomeno all’interno dei siti archeologici. Non esistono più gli accampamenti dei beduini intorno alle fonti di acqua. Ormai vivono nei villaggi e uomini e donne comunicano attraverso i social network.

 

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