Vociare di sottofondo. Frasi metalliche che annunciano numeri e nomi di tutte le lingue. Rumore di ruote. L’ombrello giallo mascherato da guida che traina frotte di giapponesi. File. Passaporti. La faccia del poliziotto che indica di levarsi le scarpe. Settimana enigmistica, gomme da masticare e perenne sapore di caffè. Il rullo dove scorrono valigie colorate. L’angolo di tappeto per sedersi e riposare.
L’attesa della partenza ha infinite sfumature. Si crea nelle situazioni più disparate, per le motivazioni più distanti. Ma c’è un comune denominatore che invade ogni viaggiatore: l’adrenalina.
La stessa adrenalina che da giorni non mi fa dormire. La stessa adrenalina che mi tiene incollata davanti al computer da ore. La stessa adrenalina che ti cattura prima di una partenza.
Un’impresa, un sogno, una sfida. Un viaggio reale e virtuale. Un modo nuovo per raccontare il mondo. Le vostre storie, le vostre esperienze, le nostre storie e le nostre avventure fotografiche racchiuse in un contenitore unico: la rivista che state sfogliando. Una free press bimestrale dove consigli, aneddoti, informazioni, storia, letteratura, design, moda, luoghi, persone e paesaggi vengono trattati come unici, singoli e individuali momenti di vita messi a disposizione dell’intera comunità.
Attraverso il nostro sito (thetripmag.com) affamati di immagini, suoni e odori dell’intero globo vengono messi in contatto con altri che, come voi, guardano e osservano dettagli e curiosità per dividerne l’essenza con chi lo desidera.
L’adrenalina continua ad aumentare. Sono alla centesima sigaretta e passeggio nervosamente sul mio balcone. Guardo la mia città. Roma è davvero incredibile. In lontananza spuntano le cupole di San Pietro. Immagino Piazza Navona e la maestosità dei Fori Imperiali. I vicoli di Trastevere e i sampietrini di rione Monti. Ma è qualcos’altro che cattura la mia attenzione. Il rubinetto ricurvo in ferro, l’acqua che sgorga ininterrottamente, centoventi chili di ghisa che occupano l’angolo del marciapiede. È una delle duemila fontanelle che popolano la Capitale. I cosiddetti “nasoni”.
Nel 1872, Luigi Pianciani, il primo sindaco dell’Italia unitaria, diede il via all’installazione dei nasoni soprattutto per portare l’acqua potabile alle zone periferiche di Roma che cominciavano ad espandersi. Sfido chiunque sia nato o almeno cresciuto nella città eterna a non ricordarsi di quando si era piccoli e, a spasso con i genitori in uno dei tanti parchi e parchetti della città, ci si trovava di fronte ad un nasone. L’impulso era irrefrenabile. Tappare con un dito la bocca della fontanella e aspettare le urla del parente che si ritrovava inondato dal getto d’acqua schizzato dal foro d’uscita del cannello. O aspettare l’ultimo giorno di scuola per andare a riempire migliaia di palloncini che sembravano fatti apposta per essere attaccati alla bocchetta della fontanella. I preparativi alla guerra dei gavettoni. Un’esplosione di adrenalina.
La stessa che accompagna “the trip” alla scoperta dei “nasoni” di tutto il mondo, degli angoli nascosti, degli scorci, dei particolari che a volte sfuggono anche ai viaggiatore più attento, ma che non sfuggiranno a noi.
Questa è la sfida. Questo è il sogno. Questo è il viaggio. Fisico e mentale. Da portare a termine insieme, perché con le vostre parole e le vostre immagini abbiamo voglia di dipingere il mondo.
“the trip” ha deciso di regalarvi i colori primari.
Metteteci voi il resto.
L’illustrazione di Kero