di Valentina Diaconale
Nel suo zaino, il mondo. Quattro miliardi di anni a vagabondare. In questo unico pianeta pieno di acqua.
Ricordi, nomi, case, piante e colori avvolti nella logora coperta verde. Mattoni e fili elettrici dondolano dietro la schiena seguendo il ritmo dei suoi lenti passi. Monotoni. Incessanti.
“Cosa stai cercando?” – gli chiede la sua vecchia amica. Quella che ha visto nascere dopo il raffreddamento della crosta terrestre. Quando la Terra e la piccola Theia si scontrarono e nell’urto un po’ della massa di questo piccolo corpo celeste si unì al nostro pianeta mentre una porzione fu espulsa nello spazio, ma abbastanza materiale sopravvisse per formare un satellite orbitante. Si, lei, quella bugiarda da cui dipendono le maree.
“Cerco il mio destino ma ancora non sono riuscito a trovarlo”.
“Hai vagato dalla punta più esterna a nord ad Alert in Canada fino alla stazione di Amundsen-Scott in Antartide, e ancora non ti è chiara la tua sorte?” – incalza Lei.
Lui abbassa lo sguardo, si accarezza la folta barba e guarda in alto verso la sua fidata amica. È a lei che rivolge i suoi dubbi e timori. La sua compagna per tutto questo interminabile tempo. Quella beffarda che lo prende in giro osservandolo dall’alto.
“Per te è facile. Stai appollaiata lì sopra con un occhio chiuso e uno aperto a controllare i miei movimenti. Ma qui in mezzo a questi sei miliardi di uomini ci sono io. E continuo a vedere queste nuvole scure, e continuo a credere che senza un briciolo d’amore nelle nostre anime e senza un soldo nelle tasche dei nostri cappotti la storia dei popoli sia condannata a morire”.
“Il solito pessimista”– sorride Lei, ma subito dopo il suo occhio posizionato sul vecchio viandante si fa rosso sangue.
“Odio quella tristezza nei tuoi occhi… Non è un bene essere vivi?”.
Il vecchio annuisce sconfitto, si asciuga le lacrime che gli bagnano il viso. È stanco, sa che è arrivato il momento di abbandonare gli uomini ma non vuole lasciarli soli. Sente che questo mondo non è ancora pronto per vivere senza dio. E con un urlo di disperazione si rivolge alla sua unica compagna: “Come posso abbandonarli?”.
Adesso “la lucente” è vistosamente incazzata. È vero che l’unico movimento che compie è il moto di rotazione intorno al suo asse da ovest verso est ma 27 giorni, 7 ore e 43 minuti moltiplicati per miliardi e miliardi di anni ad ascoltare le lamentele di questo stupido vecchio sono decisamente troppi. Per di più essendo guercia.
“Ora mi hai stufato. Ma chi ti credi di essere? Pensi davvero che l’uomo non sia in grado di sopravvivere senza di te? Neanche riesci a reggerti più in piedi e ancora ti credi così onnipotente? Fammi un favore, anzi fai un favore all’intera comunità: vai a Cape Canaveral in Florida. Troverai Atlantis, un mio vecchio amico, che sarà felice di ospitarti per il suo ultimo volo. L’ultimo Space Shuttle della storia ad andare in orbita. Fatti dare un passaggio così potrai assistere anche alla fine di questa era. L’evoluzione è un movimento inarrestabile, l’hai deciso tu quando ti sei messo in testa di dare vita a tutta questa baraonda e adesso cosa c’è ancora che ti trattiene?”.
Dio sbuffa, fa un grande respiro, distoglie lo sguardo da chi l’ha appena rimproverato e mentre si incammina verso la Florida rivolge le sue ultime parole alla sua amata Terra. A quella che ha sempre considerato come il suo Angelo. Adesso pronta a custodirsi da sola.