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reportage di Andrea Di Biagio

traduzione testi di Samyra Musleh

 

Con la caduta dell’Unione Sovietica, i confini tra l’Estonia e la Russa si trasformarono nei sobborghi dell’Unione Europea. La giovane Repubblica baltica dovette adottare i suoi cittadini di origini russe, i quali pur rappresentando più del 20% della popolazione estone, avevano ancora grandi problemi di integrazione.

Questa minoranza vive tutt’oggi principalmente lungo le sponde del lago Peipsi, nel tratto di confine più orientale del Paese, considerato la terza riserva di acqua dolce più grande d’ Europa e dimora dei cosidetti  “Old Believers”. Essi sono i discendenti di un’antica comunità religiosa che si scisse dalla Chiesa russa ortodossa durante il 17° secolo, e si stabilì nell’area lacustre del Peipsi per sfuggire alle violenti repressioni.

Da Kallaste inizia così quella che viene ancora oggi chiamata“La rotta della Cipolle”, un itinerario che passa attraverso piccoli villaggi, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui le comunità sono prevalentemente composte da giovanissimi ed anziani, perché la maggioranza della forza lavoro è emigrata verso le aree metropolitane in cerca di un impiego. I membri della comunità rimasti si sforzano di sostenersi attraverso la pesca e la coltivazione intensiva delle cipolle. Nel pomeriggio si possono incontrare nelle strade giusto alcuni bambini appena usciti da scuola.

Narva, città lungo il confine nord-orientale dell’Estonia, in cui vive circa l’85% della popolazione russa è l’autentico emblema del processo di russificazione del Paese, iniziato durante l’occupazione del regime Sovietico Stalinista e proseguito con i suoi suoi successori. L’architettura urbana della città, con i suoi prefabbricati in cemento armato, è lo scenario di una società con un alto tasso di disoccupazione, dove gli effetti del disagio sociale si sono riversati nella piaga dell’alcolismo.

Qui alcune persone parlano la lingua estone, mentre lungo la sponda opposta del fiume, sulla Fortezza di Ivangorod, sventola una bandiera russa, che ricorda come non basti imporre dei confini per spezzare il legame di una popolazione separata in due terre diverse.

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Andrea Di Biagio
Andrea Di Biagio vive e lavora a Roma. Dopo aver conseguito il Master in fotogiornalismo decide di dedicarsi alla fotografia documentaristica, prestando attenzione a tematiche sociali ed antropologiche. I suoi lavori sono stati pubblicati da riviste come Internazionale, Espresso, Il Tempo, L'OBS, Courrier International, BBC, Sportweek The Tripmagazine, BBC, Sportweek, Il Fatto Quotidiano, Marie Claire, Pagina99 , Left, Il Reportage. Al momento collabora con alcune agenzie di comunicazione, realizzando corporate e fotografia pubblicitaria. Tra i suoi clienti: Salini Impregilo, Linkem, Ministero delle Pari Opportunità. Oltre alla fotografia è appassionato di pugilato, biciclette e viaggi in solitario.