L’ascesa al Monte Labbro
La seconda volta che saliamo sul Monte Labbro è un sabato mattina di metà novembre e per poco il freddo non ci fa tornare indietro. Non ci siamo coperti abbastanza contro la nebbia, questa spuma densa che si sprigiona dalle pendici della montagna e avvolge il cono calcareo.
Nella frazione di Poggio Cavallo
Solo quando nevica sembra tutto quasi perfetto. Non si vedono le baracche di lamiera, le recinzioni decadenti, i detriti di macchine in disuso. Non si vede l’opaco sfocato dei pixel della realtà. E’ tutto coperto di bianco e di luce riflessa, in un ottimo assetto dei colori.
Alicudi: sessanta abitanti
Domenica Lorenzo è stato sparato. Lo hanno preso alla spalla col fucile a piombini. Dicono che è stato mio padre ma non è stato lui. Dicono che mio padre gli ha ammazzato una pecora, dicono che lo ha fatto perché Lorenzo gli ha bruciato la barca, dicono che hanno visto gli extraterrestri su in montagna, dicono che certi virus possono passare dal computer ai cristiani, che possono anche ucciderti. Ma io non ci credo.
Colui che vede in se stesso tutte le cose
Se divento cieco questa è l'ultima cosa che voglio vedere. Con una bracciata teatrale gli indica il Pantheon. Un cameriere. Corpo secco e nervoso. Brutta pelle. Qualcosa di fiero. Lui sorride, lascia la mancia e se ne va dal ristorante. Ha una specie di affanno. La bocca amara del vino cattivo.
Il Mago Francia
Nel mio palazzo, all’ultimo piano, abitava un mago. Come lavoro vero lavava i bagni pubblici del mercato di Porta Palazzo, che è quel mercato così grosso che ci passa un mondo attraverso, che c’è così tanta gente che lavare i bagni pubblici non doveva essere divertente.