Diversi borghi della Lucania (Basilicata) condividono da millenni un patrimonio di riti arborei nei quali, fra paganesimo e cristianesimo, si perpetua uno dei tratti più caratteristici del legame fra il territorio e il culto della fertilità.
Un patrimonio dalle origini antichissime di grande interesse culturale in quanto fortemente radicato nell’identità locale. Si tratta di cerimonie propiziatrici di fecondità e benessere durante le quali si sposano due alberi: il Maggio, il più dritto e più alto del bosco, e la Cima, la più bella e frondosa chioma.
Il rito arboreo stesso può chiamarsi anche “Maggio”.
A Oliveto Lucano, un piccolo comune di 500 anime circa, adagiato sull’estremità di una rupe dalle pareti a strapiombo e stagliato nella meravigliosa vegetazione del Parco di Gallipoli Cognato e delle piccole Dolomiti Lucane, il Maggio locale, Maggio Olivetese, viene celebrato ogni anno dal 10 al 12 agosto.
I due “sposi”, il cerro e la cima di agrifoglio, sono scelti tra i più belli e rigogliosi della foresta di Gallipoli Cognato, l’uno è tagliato solitamente la prima domenica di agosto, l’altra viene selezionata e recisa il 10 agosto. Il loro primo incontro avviene in località Piano Torcigliano, scendendo dal Monte Croccia, e a condurre la futura “sposa” lungo un tragitto di otto chilometri sono giovani ragazzi che intervallano il faticoso viaggio con balli, canti e frugali banchetti innaffiati da tanto buon vino locale. Lo stesso rituale si ripete per il trasporto del Maggio, il quale, se un tempo veniva trainato da coppie di buoi, come avviene ancora in gran parte dei riti arborei lucani, oggi è condotto su trattori.
In “via del Maggio” avviene l’innesto della cima sul cerro, a simboleggiare il significato propiziatorio di fecondità e fertilità che avvolgono il rito. Durante il Maggio Olivetese, l’atteso momento dell’unione avviene sotto lo sguardo di San Rocco, festeggiato proprio in coincidenza del “matrimonio”, in un clima di elevata spiritualità che conferma quanto il Santo sia venerato al pari del Patrono del paese, San Cipriano.
di Samyra Musleh