di Marco Cecchi
Visitare questa città è come camminare in un infinito e contorto museo dei graffiti, dove un urbanista pazzo, e forse anche ubriaco, ha creato una città dove decine di artisti pazzi, e forse ubriachi, hanno riempito di disegni e colori in maniera decisamente fuori dal comune.
Valparaiso si sviluppa intorno al porto e sui colli a ridosso dell’oceano. Per la costruzione del porto, centro vitale della città, sono stati letteralmente “mangiati” metri di terreno al mare, che una volta arrivava proprio ai piedi delle colline.Partendo dal porto, la città si inerpica sui colli con un susseguirsi apparentemente senza sosta di case fatte di legno, mattoni e lamiere colorate, intervallate da splendidi edifici in stile coloniale.
Si dice che qua prima sono state costruite le case e solo dopo le strade, ed in effetti così sembra; l’esigenza di risparmiare sui materiali edili e la necessità di ripararsi uno con l’altro di fronte alla furia dei venti oceanici, ha fatto sì che le case siano tutte attaccate le una alle altre.
I primi murales apparvero già negli ’60 ma è solo a partire dagli ’90, con la fine della dittatura di Pinochet, che questa arte esplose in tutta la sua colorata bellezza, con un campo di papaveri a primavera.
Nel 1992 venne inaugurato il “Museo a cielo aperto” nel quartiere di Bellavista, dove importanti muralisti cileni e spagnoli vennero invitati per esprimere la propria arte sulle nudi pareti di alcuni edifici; da quel momento, la città è stata come invasa da un’epidemia di graffiti unici e meravigliosi che ancora non si è placata e che piano piano sta ricoprendo tutta la città.
Perdersi per il dedalo di strade arroccate sulle colline è una continua fonte di ispirazione e sorpresa, una gioia per gli occhi e per la mente di chi visita Valparaiso.