Il Regno Unito dal 1° febbraio ha ufficialmente lasciato le aule parlamentari di Strasburgo insieme all’Unione Europea. Un addio anche a quell’epoca di peregrinaggi sabatici in stile bohémien per le strade di Camden Town a tempo indefinito, da parte di tanti giovani europei.
Dal 1° gennaio 2021, con la Brexit effettiva, infatti, visto e passaporto saranno indispensabili per poter circolare liberamente nell’isola più grande d’Europa e nella sua sorella minore Irlanda del Nord.
A dir la verità la libera circolazione nel Regno Unito è sempre stata differente rispetto agli altri paesi europei, non avendo mai fatto parte dello Spazio Schengen, zona di transito dove se si è cittadini europei non si è tenuti ad esibire un documento alle frontiere.
In UK, al contrario, è sempre stato d’obbligo esibire la Carta di identità sia in arrivo che in uscita dal Paese, documento che sarà ammissibile in questo periodo di transizione fino alla fine del 2020, quando saranno introdotti visto e passaporto.
Per periodi superiori ai 3 o 6 mesi (ancora non è chiaro) trasferirsi a Londra equivarrà a spostarsi per un lungo periodo in una città come Boston o Dubai, a meno che le trattative con l’Unione Europea non ci riservino ulteriori sorprese.
Un cambiamento che potrebbe avere impatto sul turismo di breve permanenza, come quei week-end da leoni al Fabric prenotati all’ultimo minuto, magari durante una pausa pranzo in ufficio in preda all’isteria dello stress lavorativo. Voci di corridoio garantiscono che ci sarà un sistema rapido ed efficace online come per l’ESTA (solitamente non più di 72 ore per l’approvazione) che per ora attenua le preoccupazioni dei viaggiatori di settore.
Credit photo: Annie Spratt
di Samyra Musleh