Le tradizioni culturali, anche per coloro che ne sono refrattari, sono sinonimo di ancoraggio a un proprio luogo, tempo e spazio definito. Infatti, persino i più ribelli quest’anno soffrono dell’assenza delle consuete tradizioni natalizie, rituali ai quali spesso siamo insofferenti, ma che adesso bramiamo come simbolo di una ritrovata normalità.
Ci sono Paesi, nel caso di quelli cattolici, dove queste tradizioni nello specifico sono più marcate, identitarie e affascinanti nelle loro peculiarità. La Polonia è certamente una di quelle nazioni dove lo spirito natalizio è fortissimo.
Diversi anni fa ho avuto il piacere di trascorrere lì le mie feste e assaporare ogni rituale emblematico di questa festa sacra.
Il mercatino di Natale di Cracovia, che quest’anno, per ovvi motivi, non avrà luogo si chiama Jarmark Bozonarodzeniowye e profuma interamente di biscotti pan di zenzero.
Proprio lì mi fermai a parlare con una domokrążca, una venditrice ambulante che mi raccontò come avrebbe trascorso il suo Natale. Una grande tavola imbandita sempre con un coperto in più, nel caso un ospite inaspettato si fosse presentato alla porta; un cesto di fieno benedetto posto sotto il tavolo per ricordare dove nacque il piccolo messia e 12 pietanze da servire che devono rispecchiare il numero degli apostoli.
Dopo il suo racconto con un inglese improvvisato, comprai un piccolo drago di ceramica per onorare quello di Wawel e mi allontanai piacevolmente annebbiata dalle note alcoliche di un buon vin brûlé ben invecchiato.
di Samyra Musleh