Un borgo completamente in pietra. Pietra che compone le strade, pietra che copre lepie case, pietra che riempie i muri. Pietra incisa, con graffiti millenari dalle forme più varie (alberiformi, geometrici, antropomorfi). Pietra incisa con nomi, storie, professioni. Pietra che rimanda a leggende, pietra che parla della quotidianità degli abitanti. E’ proprio così che il borgo di Orta San Giulio appare a prima vista, sia che lo si raggiunga dal lago che lo si raggiunga da terra, ma anche che lo si veda dall’alto.
Un borgo di circa mille abitanti che racchiude storia, arte, spiritualità e tante curiosità letterarie e cinematografiche. Orta San Giulio si sviluppa tra gli stretti vicoli, aprendosi nel bel giardino all’italiana del palazzo municipale, nella celebre Piazza Motta all’ombra del “Palazzotto” e sulla salita della Motta, vegliata dalla chiesa parrocchiale.
Ma Orta ha anche due propagini cariche di significato. In qualche minuto di navigazione dalla piazza si raggiunge l’Isola di San Giulio, dominata dall’attuale Monastero Benedettino di clausura (che ospita circa 70 monache) e che custodisce una delle basiliche romaniche più importanti del Piemonte, la Basilica di San Giulio. Qui tra affreschi di epoche diverse, sculture romaniche preziosissime e resti della prima chiesa paleocristiana, si arriva al cospetto della tomba di San Giulio, evangelizzatore del territorio nel IV secolo.
In qualche decina di minuti a piedi dalla chiesa parrocchiale, invece, si sale al Sacro Monte (Patrimonio Unesco insieme agli altri 8 Sacri Monti di Piemonte e Lombardia): qui in 21 cappelle si racconta la storia di San Francesco d’Assisi con affreschi e statue di terracotta a misura reale. E’ questo uno dei punti privilegiati per osservare l’isola, insieme al Santuario della Madonna del Sasso, che si trova sulla sponda opposta del lago.
Dalla piazza centrale, affacciata sul porticciolo e sull’isola, si respira un’atmosfera antica. Il “Palazzotto” (o Palazzo della Comunità della Riviera di San Giulio) di fine Cinquecento presenta ancora gli stemmi dei vescovi proprietari del territorio: spicca tra questi lo stemma dei milanesi Visconti, raffigurato con il serpente che tiene in bocca una figura umana e depositario di storia e leggenda attorno a una delle famiglie lombarde più famose. Il simbolo del borgo, l’Hortus Conclusus, da cui proviene il nome Orta e che rimanda simbolicamente all’idea medievale di “giardino dello spirito”, si affianca invece a quello della Giustizia con due angeli muniti di spada e bilancia. Chiudendo gli occhi, si possono ancora sentire le voci di tutti i rappresentanti dei borghi della Riviera, di proprietà del vescovo, che si riunivano ogni mercoledì nel Palazzotto. E ogni mercoledì, ancora oggi, la piazza è luogo di mercato proprio intorno ai suoi portici, che già avevano in antico questa funzione.
La discesa dalla chiesa parrocchiale (bell’esempio di Barocchetto, ma sorta su una precedente chiesa medievale) conduce alla piazza tra palazzi nobiliari di prestigio. Se la facciata di Palazzo Gemelli vanta la decorazione dei Fiammenghini, il palazzo custodisce l’esempio più straordinario di giardino all’italiana del Cusio. Dal lato opposto della strada e voluto in origine dalla stessa famiglia Gemelli, Palazzo Penotti Ubertini è oggi location per eventi culturali e privati e fa da scenografica cornice a questa porzione del centro. Ma a suscitare sempre grande curiosità è la cosiddetta “Casa dei Nani” (Casa Marangoni, la casa più antica di Orta), così chiamata per le dimensioni ridotte delle finestre, che ancora si appoggiano sopra all’antico architrave in legno tra delicati affreschi a tema mariano.
Un gioiello, il borgo di Orta, che ha fatto da sfondo nell’Ottocento alle vicende amorose non corrisposte del giovane Friedrich Nietzsche, che soggiornò al tuttora esistente albergo Leon d’Oro. O alla fuga d’amore del giornalista e romanziere Honoré de Balzac con l’amante. Ma anche, più recentemente, a libri, racconti e filastrocche di Gianni Rodari (nato 100 anni fa sul Lago d’Orta, a Omegna, e che ambienta a Orta e sull’isola il suo ultimo libro “C’era due volte il barone Lamberto”) o alle storie di Laura Pariani. Orta compare anche in diverse pellicole della commedia all’italiana, in numerose fiction e in film d’autore come “La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore.
Così l’attore tedesco Carl Heinz Schroth, la cui statua in veste di pittore abbellisce il giardino del palazzo comunale, vedeva Orta e il suo lago: “il più bel posto del mondo”, un gioiello, un’opera d’arte. E così la vediamo noi oggi.
Giulia Varetti
guida turistica, archeologa e giornalista
Camillo Balossini – Fotografia Storica