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di Rosalba Grassi

 

Un invito a visitare una miniera o una collezione di merletti, non sembra allettante.

Ti fa pensare di rivivere momenti bui e di respirare odore di naftalina.

Invece quando raggiungi Idrija, una cittadina della Slovenia, in una valle stretta tra le colline, dove si incontrano il mondo prealpino e quello carsico e dove la natura ha il massimo della sua esplosione tra foreste, cascate e il Parco naturale regionale Zgornja Idrijca, proprio là scopri con meraviglia che è tutto intessuto a filo d’argento e filo di lino e in un contesto davvero aderente alla modernità.

Scorre argento vivo nelle vene minerarie sottoterra, su cristalli di cinabro rosso sangue, già da 230milioni di anni fa, in una miniera ormai chiusa e che da giugno 2012 è stata iscritta nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, come secondo sito estrattivo al mondo dopo Almadén,  mentre la città a forma di stella dorme su guanciali di pizzo e vive vestita di merletti da oltre 140 anni.

Idrija è una cittadina che si è sviluppata di pari passo agli scavi dei minatori. Più loro scendevano nelle gallerie, fino a crearne 700 km, per una profondità di quasi 380 metri, in 15 differenti livelli, più in superficie si costruivano abitazioni, la chiesa, il granaio, il teatro e addirittura un Castello. E tutto assumeva un aspetto molto femminile, legato al lavoro a tombolo delle donne che collaboravano con i merletti al menage familiare.

Le estrazioni minerarie producevano tonnellate di mercurio, poi esportato in Europa e anche in America ed erano fonte di gran guadagno. Inoltre tutto si poggiava su un Parco Geologico di grande interesse che attirava esploratori, geologi, ingegneri e viaggiatori da tutto il mondo, compresi  alchimisti che introdussero il mercurio nella medicina.

Ed ora tutto questo è rimasto intatto, come in un paese incantato.

Ma che ne dite di iniziare questo viaggio come ho fatto io? Indossiamo insieme una casacca verde e nera e un caschetto ed inoltriamoci intanto nei meandri sotterranei.

Ecco arrivare un alto e snello signore, occhi cerlulei e baffetto brizzolato, sarà il nostro Cicerone del sottosuolo.

Si chiama Joze Pavsic, cammina spedito per i corridoi angusti e scale a chiocciola e tante sdrucciolevoli,  racconta come se l’avesse vissuta  lui la vita là sotto. Ecco, solo dopo un po’ vengo a sapere che infatti Joze ora è una brava guida, in lingua italiana, ma che è uno degli ultimi minatori che si possono incontrare in Galleria Antonijev rov.

Proprio così, ecco perché dà il massimo entusiasmo.

Ci ha anche spiegato che tra loro vigeva una gran dedizione al lavoro in miniera ma anche un forte cameratismo, collante che li portava ad affrontare tutto con il sorriso e a socializzare, piuttosto che riposarsi, quando erano alla luce del sole.

“Ma dopo tanto rumore assordante vissuto qua sotto tra trivelle e martelli pneumatici – dice come chi scherza dicendo la verità – preferivamo andare all’osteria dopo il lavoro, inebriarci un po’, piuttosto che ascoltare anche le voci gracchianti delle nostre mogli”.

Ma ecco si parte, si apre il cancello e, attenzione, all’ingresso c’è un disegno di un martello e scalpello e una scritta in alto sul muro: Srecno.

Significa Buona fortuna, e proprio per questo inizi ad inquietarti mentre ti cimenti nell’avventura. Inizi a seguire dei binari in galleria, gli stessi che servivano a far scorrere i carrelli trasportatori di pietre e metallo. Inizi a sentire quasi i battiti del martello sulla roccia e ti stai per immaginare come sia possibile trascorrere tutta una vita ai lavori forzati e aprendo gli occhi al sole solo al mattino. Ed ecco che il rumore lo senti davvero e ti giri di soprassalto, assieme al rumore ci sono anche loro, i minatori ma non sono in carne ed ossa si tratta solo di una loro bella copia, sono statue di cera, e il rumore dei martelli arriva da un registratore ad evocarne il ricordo.

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Lungo il percorso si raggiunge una cappella sotterranea di s.v.Troijca  dove i minatori andavano a ringraziare Dio per un nuovo giorno di vita.

E stavamo per raggiungere la scala di legno per scendere ai livelli inferiori, quando d’un tratto si stacca la corrente e i pochi spot di luce si spengono completamente.

Ecco che inizia l’avventura del percorso sensoriale, non previsto.

Bisogna stare attenti a dove mettere i piedi ci sono 116 scalini da scendere e salire e le gocce d’argento trasudano e brillano comunque nella roccia nera e stavolta davvero dobbiamo sperare di incontrare Perkmandlc: il leggendario nano dispettoso della miniera, perché ci faccia ritrovare l’uscita. O sarà stato proprio il suo zampino la causa del black out? Fatto sta che non si riesce a intravedere dove è necessario abbassare la testa al passaggio e soprattutto mentre siamo intenti a fotografare anche al buio, spesso sentiamo il tetto di roccia battere sul caschetto.

Ho chiesto alla nostra guida di agitare la sua torcia in modo da creare light painting perché così, con l’obiettivo aperto, si riescono a catturare immagini quasi artistiche in galleria. Ho usato reminiscenze del workshop a Siena che abbiamo organizzato con www.viaggiofotografico.it a I Bottini: gallerie sotterranee costruite nel XIII – XV secolo per l’approvvigionamento idrico.

Quasi quasi lo faccio provocare apposta, questo black out se riusciremo ad andarci il prossimo anno con un gruppo di appassionati fotografi e viaggiatori. Io questo intento lo ripongo nel cuore perché la Slovenia merita un viaggio fotografico, che continui al Castello Gewerkenegg, edificato nel XVI secolo come magazzino di mercurio e di grano e sede amministrativa della miniera. Ma non prima di un pranzetto al Ristorante Barbara, proprio sopra la miniera, dove Matjaz Jelovcan, ti lascia assaggiare i piatti tipici della cucina di Idrija:  a cominciare dal minestrone di cavoli e struccoli: lo smukavc e gli squisiti zlikrofi, tortellini ripieni di patate serviti con bakalca, un condimento con carne ovina.

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Un dolcetto e poi via sotto il sole al Castello decorato che oggi domina il centro storico di Idrija, ma soprattutto domina tutta l’Europa, dato che nel 1997 è stato proclamato il migliore museo europeo del patrimonio tecnico ed industriale.

Meravigliosa è la collezione geologica preservata, ma soprattutto al castello senza merli in testa, c’è il regno del Merletto e il suo Museo Civico interno è un fiore all’occhiello, un eccellente esempio di gestione museale.

Singolare è la Mostra permanente al Gewerkenegg, dal titolo: ‘Il Merletto di Idrija, la storia scritta con il filo’. E’ la manifestazione migliore di come ben si sposa la tradizione del passato, legata alla vita di tante generazioni di merlettaie, mogli e figlie di minatori i cui manufatti hanno abbellito chiese e residenze famose in tutto il mondo, con l’espressione moderna.

Visitare la mostra permanente fa restare di stucco. E con l’interprete Sandra Poljaneci è semplice comprendere il significato di tutte le otto sezioni tematiche. A Idrija c’è una forte sinergia di intenti per la valorizzazione ambientale e culturale, infatti l’allestimento è stato finanziato dal Comune di Idrija, ma anche dal Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia e dall’Unione Europea (Cultura 2000).

E’ uno spettacolo visitare il Castello, raggirarsi tra merletti del 600, raffinati capi di abbigliamento in pizzo appartenenti a donne d’alta classe, fatti secondo la moda della seconda metà del XIX secolo, soffermarsi di fronte alla maestria di chi ha realizzato la tovaglia che era destinata alla moglie di Tito, ma che poi invece è rimasta ad Idrija, per un bisticcio. Scoprire un vero tesoro in bacheca: le trine più antiche, più piccole, più belle da disegni difficili e minuziosi lavori.

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Per chi ama poi l’arte moderna, è una bella soddisfazione scoprire come il Merletto di Idrija stia perdendo il suo ruolo tradizionale con l’uso solo come elemento di decorazione nell’arredamento e nell’ambito ecclesiale, per bordure di cuffie, fazzoletti e tessili da corredo da sposa e sta addirittura prendendo un ruolo determinante nelle opere dei designers pù bravi come astrazione artistica.

Nella ricerca di nuove espressioni del merletto, inoltre, una nuova fase è costituita dalla collaborazione tra la Facoltà di Scienze Naturalidipartimento dei tessili e le Merlettaie di Idrija che ancora oggi vengono formate alla Scuola di merletto. Una grande scuola al centro, frequentata da oltre 400 allievi sia femmine sia maschi che partecipano a i corsi pomeridiani e arrivano alla massima espressione in occasione dell’Evento principale del Festival del merletto di Idrija e cioè la competizione nazionale per bambini ed adulti che si cimentano nella produzione del merletto.

Un Festival ricorrente di giugno, che rappresenta una grossa attrazione turistica e perché no, anche fotografica.

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Redazione the trip
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